Per la Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne 25 Novembre la classe II E della scuola secondaria Nicotera ha affrontato un tema tanto delicato e complesso partendo dalla lettura di una novella classica: Lisabetta da Messina di G. Boccaccio. Una storia di prevaricazione, sottomissione, maltrattamento psicologico del genere femminile, narrata all'interno del filone degli amori finiti male della IV giornata del Decameron.
Di seguito si propongono una recensione alla celebre novella, ed una rivisitazione in prima persona, attraverso cui, l'autrice ha riscritto la storia immedesimandosi nella protagonista, fino a sentirne il tormento.
Recensione a Lisabetta da Messina IV giornata, V Novella Decameron, G. Boccaccio
Questo brano mi ha colpito molto, perché Lisabetta doveva essere libera di scegliere chi amare e invece non è stato cosi, come se i fratelli potessero scegliere per lei. Questa cosa non è giusta, perché ognuno può scegliere cosa fare della propria vita in autonomia. È stata una storia che personalmente mi è piaciuta molto, come credo a tutta la classe e, nonostante io non ami questo genere di racconti di amore finiti male, questa storia mi ha appassionata abbastanza.
Merilisa Rocca IIE
Lisabetta da Messina in prima persona
In
Sicilia c’è una bella e antica città che si affaccia sullo stretto di mare che
porta il suo nome, Messina.
Lì
viveva una fanciulla dolce di carattere, io. I miei fratelli, mercanti di professione,
mi amavano assai e mi proteggevano come avrebbe fatto mio padre se fosse stato
ancora in vita.
Nella
bottega dei miei fratelli capitò a lavorare come garzone un giovanotto di nome
Lorenzo. A me pareva un angelo con i riccioli biondi e gli occhi azzurri e me
ne invaghii all’istante. Anche Lorenzo si innamorò di me, un giorno che eravamo
rimasti soli, mi dichiarò il suo amore.
“chiederò
ai tuoi fratelli il permesso di sposarti” disse Lorenzo. Io arrossii.
“sono
molto gelosi di me, non te lo daranno mai” gli risposi io.
“ma io
non posso rinunciare a te. Aspetterò e chissà!”
Siccome
l’amore è più forte di tutto, ci incontravamo ogni notte in giardino quando
tutti dormivano. Ogni notte facevamo così e nessuno ci ha visti, ma una notte
ci vide mio fratello maggiore.
I giorni
passavano e Lorenzo non si faceva vedere. Ogni giorno l’ansia cresceva sempre
di più, così, presi coraggio e osai chiedere di lui ai fratelli sempre con
maggiore insistenza.
Loro
ogni volta che chiedevo mi rimproverarono e io non capivo il perchè.
Dopo un
po’ smisi di fare domande, ma continuavo a tormentarmi. Passavo tutte le notti
a piangere pensando a Lorenzo. Finchè una notte ebbi una visione. Mi apparve
Lorenzo che mi diceva che era stato ucciso dai suoi fratelli. Mi indicava il
sentiero che andava nel bosco, sotto il fico selvatico. La mattina mi svegliai
in lacrime e disperata. Chiesi il permesso ai miei fratelli di andare in
Chiesa. In realtà stavo andando, con la cameriera, al bosco, sotto il fico
selvatico. Arrivati trovai una buca, scavai e trovai il corpo di Lorenzo.
Decisi
di portare la testa a casa e appena arrivata ci piantai di sopra sette
pianticelle di basilico.
I giorni
passavano e io diventai sempre piu magra e pallida.
Rifiutavo
ogni volta il cibo finhè un giorno morii per Lorenzo.
Questa
novella, vuole far capire, secondo me, che la violenza non è soltanto fisica ma
anche morale. A volte alcune parole o alcui fatti fanno più male di un pugno o
di uno schiaffo. Quindi STOP AD OGNI TIPO DI VIOLENZA, FISICA O MORALE CHE SIA!
Francesca Mellea IIE